23 febbraio


1944

Cortecchio
La Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) di Imola, con quella di Faenza e con reparti della Polizia Ger­manica di stanza a Bologna, in base alla segnalazione di alcuni informatori, attua un rastrellamento avente come obiettivo la località di Cortecchio. Il gruppo di partigiani bolognesi, imolesi e faentini era guidato da Giovanni Nardi e Luigi Tinti.

Erano una ventina, male armati e peggio equipaggiati.  Il Comandante Nardi in quei giorni era in missione a ad Imola per incontrarsi con il CLN. Verso sera del 22, quattro colonne di una sessantina di uomini l’una partono rispettivamente da Castel del Rio, Coniale, Badia di Susinana e  Apollinare per stringere in una morsa senza scampo i partigiani che ignari di quanto sta accadendo stanno dormendo all’interno della casa colonica del podere Albergo.  Nella notte una bufera di neve rallenta ed ostacola il passo degli assalitori tanto che l’Albergo viene raggiunto solo il mattino del giorno 23 e da una sola colonna (quella proveniente da S. Apollinare) nello stesso momento in cui una squadra partigiana lascia la base alla ricerca di viveri. Lo scontro è inevitabile, immediato e violento: la pattuglia partigiana riesce a sottrarsi al tiro dei fascisti e a nascondersi nei boschi circostanti. Altri partigiani, svegliati dal rumore degli spari, riescono ad uscire dalla casa in tempo e ad allontanarsi tenendo distanziato il nemico. I rastrellatori si portano allora a ridosso della casa crivellandola di pallottole; poi il silenzio scende sulla casa e sulla valle. I fascisti, convinti di trovare so­lo dei morti, entrano urlando; ma il primo, un brigadiere della GNR di Imola tristemente noto nel Casolano per le sue angherie, viene freddato sulla soglia da cinque giovani partigiani ancora asserragliati all’interno. Si ingaggia un nuovo violento combattimento reso impari dalla enorme sproporzione delle forze e dal cattivo funzionamento delle armi e delle munizioni dei partigiani, impregnate di umidità. I fascisti riescono poi ad appiccare il fuoco alla casa, ma tra il fumo ne avanzano solo due, a mani alzate; un altro è riuscito a mettersi in salvo approfittando della confusione, mentre gli ultimi due giacciono all’interno privi di vita: sono i primi caduti della Resistenza nel territorio di Casola. I prigionieri ven­gono poi portati a Casola e da qui a Imola; i due patrioti morti – Dante Cassani, un sarto diciassettenne di Bubano e Libero Zauli di Riolo Ter­me, garzone di contadino di 18 anni – vengono sepolti dai contadini nel cimitero di Susinana, sfidando le intimazioni dei fascisti che dopo aver sfigurato e depredato i due cadaveri di ogni loro povero avere, ne aveva­no impedito la sepoltura. I superstiti del gruppo di Cortecchio si trasferiscono poi con altri in parte sul monte Falterona, nelle brigate romagnole che qui si stanno formando, in parte ritornano alle basi di partenza in pianura dove si stanno costituendo i primi nuclei armati; tutti si ritroveranno a primavera al monte Carzolano sopra Palazzuolo con un bagaglio molto più ricco di esperienze di lotta, di armi e ben più numerosi rispetto al primo drappello che ha combattuto a Cortecchio.

1945

CRESSA (Novara)

Nel basso e nel medio Novarese per mantenere sotto il terrore le popolazioni e compiere rappresaglie sono attive più di una nuova “squadraccia”. La più efferata è la compagnia “nera” del capitano Roncarolo.Fra le unità garibaldine che operano nella zona vi è la “Volante Loss”.E proprio alla “Loss” viene dato il compito di catturare Roncarolo, che gode, in Borgomanero e nel circondario, di una ben triste fama. La cattura è affidata ai 2 garibaldini Gibin Ezio e Mora Ernesto, che essendo residenti a Borgomanero conoscono bene la zona nonché le abitudini di Roncarolo.Il gerarchetto è solito – nelle ultime ore antimeridiane – recarsi all’ospedale SS Trinità e, proprio nei pressi dell’ospedale, Mora e Gibin si appostano, travestiti da militi della “Folgore”.Sono da poco passate le undici quando arriva Roncarolo, scortato da un brigadiere della G.N.R. e da un ragazzetto.In un attimo i 3 fascisti vengano fermati e disarmati: il giovanotto trema come una foglia ed i 2 garibaldini con generosità, dopo avergli dato una strigliata, lo lasciano andare.La stessa generosità non è ricambiata dal giovane che immediatamente avverte una pattuglia della “Folgore”.Ha inizio la caccia; i paracadutisti avvistano i garibaldini e i loro prigionieri, sparano ed immediatamente ricevono risposta dai partigiani. Durante la sparatoria i due prigionieri riescono a sfuggire .Gibin rimane ferito alle gambe e Mora se lo carica sulle spalle riuscendo ad inoltrarsi nella boscaglia.Avvistato un cascinale Mora chiede aiuto ad un contadino che gli offre un carro per trasportare Gibin all’ospedale. Mentre Mora tenta di salvare Gibin viene intercettato dal Roncarolo e dai paracadutisti della “Folgore”.Mora non molla ,risponde al fuoco ma ben presto ferito e senza munizioni è costretto ad arrendersi. Gibin viene ricoverato in ospedale, Mora viene subito sottoposto a torture; vogliono conoscere il luogo dove si trova la sua formazione e da quanti uomini è composta; Mora tace, non tradirà mai i suoi compagni.Poi il coraggioso Mora viene spinto e trascinato per le strade di Borgomanero; il suo volto è tumefatto, la popolazione deve vedere cosa accade ai “ribelli”.Nel vicino paese di Cressa, il presidio nazifascista viene rinforzato da un nuovo reparto repubblichino. Il nuovo comandante manda a Borgomanero un automezzo su cui devono essere caricati 2 partigiani .Roncarolo va all’ospedale per farsi consegnare Gibin, che appena operato ha una gamba ingessata, poi si porta al carcere per prendere Mora.Durante il percorso Borgomanero – Cressa, i due partigiani vengono nuovamente e vilmente percossi e al giovane Gibin viene spezzato, con il calcio del mitra, il gesso. Il Garibaldino Ezio Gibin muore tra atroci sofferenze e dal suo corpo inanimato verrà persino strappato il cuore.Ernesto Mora morirà dopo essere stato costretto ad assistere alla fine del suo compagno.

Autore: Comandante Lupo

Ho ricercato e raccolto storie di vita, di guerra, di resistenza. Ne ho pubblicate, altre sono ancora da scrivere. Sono sempre alla ricerca di nuove storie se vuoi aiutarmi nella ricerca contattami.

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