Neo Cicognani


Nato a Imola il 2 agosto 1910 è stato il Commissario Politico nel 3° battaglione Carlo della 36a Brigata Bianconcini Garibaldi. Ricorda così il suo “battesimo di fuoco” il 18 gennaio 1945.
II 18 gennaio 1945 il gruppo di Borgo ebbe il suo battesimo di fuoco. Eravamo di pattuglia in cinque lungo il greto del Santerno, presso il ponte completamente distrutto, quando ci imbattemmo in una grossa pattuglia tedesca che, dalla riva opposta, tentava di passare dalla nostra parte, ignara evidentemente della presenza di partigiani.
Ci disponemmo subito a ventaglio per coglierli di sorpresa, due dentro una casa diroccata, altri due in un abitacolo e io in mezzo, dietro un muretto.

Sembra impossibile, ora, a distanza di tanti anni, immaginare che i secondi possano passare tanto lentamente; non sembra vero che si possa, in un breve lasso di tempo come fu quello, pensare a tante cose, e come il cervello turbini accettando o rigettando ciò che viene in mente con tanta rapidità: eppure è così.

Feci tutto d’intuito, perché non c’era tempo da perdere; aprii il fuoco, seguito immediatamente dagli altri compagni. Caddero i primi tedeschi e il resto della pattuglia si sparpagliò sulla neve; il combattimento si prolungò e interminabili trascorsero i minuti. Entrò poi in azione anche l’artiglieria alleata, subito dopo i mortai tedeschi e così si scatenò l’inferno.

Ad un tratto sentii un colpo secco alla spalla e percepii un gran caldo lungo la schiena. Era sangue e mi resi conto di essere rimasto ferito, seppure non gravemente, pensavo, perché non avvertivo alcun dolore. Restai perciò al mio posto finché, essendosi fatta insostenibile la nostra posizione, ripiegammo nell’abitato, dove ci vennero in aiuto gli altri compagni del gruppo che si appostarono nei punti di passaggio obbligati per evitare ogni possibile sorpresa.

La perdita copiosa di sangue mi fece diminuire le forze, tanto che i compagni intendevano trasportarmi a Fontanelice. Non volevo però distogliere troppi uomini dall’esiguo gruppo che difendeva il paese per cui, dopo avermi medicato alla meglio, solo mio fratello Sergio mi accompagnò a Ca’ Cogalina, dove mi visitò un medico inglese. La ferita era profonda e bisognava, disse l’ufficiale, fare un intervento chirurgico.
Da Ca’ Cogalina venni allora accompagnato alla chiesa di San Lorenzo e qui un automezzo della Croce Rossa mi trasportò a Borgo San Lorenzo, dove fui operato la notte stessa.

Due giorni dopo mi trovavo nell’ospedale di Carreggi, presso Firenze, dove il professor Valdoni mi sottopose ad un nuovo intervento. Gli infermieri poi, saputo da dove venivo, mi festeggiarono e mi fecero leggere il bollettino di guerra, datato al 20 gennaio, su cui stava scritto che sul fronte del Santerno forze patriottiche hanno respinto il nemico infliggendogli gravi perdite.
Quel comunicato mi riempì di orgoglio: i partigiani avevano vinto il primo scontro a Borgo e ora gli alleati avrebbero dovuto tenerli in debita considerazione.

Infatti, dopo circa venti giorni, cioè quando feci ritorno a Borgo Tossignano, le cose erano cambiate di molto da come le avevo lasciate. Non c’era più un gruppetto sparuto di uomini a presidiare il paese, bensì il battaglione Libero, formato da partigiani armatissimi, vestiti con divise inglesi, un battaglione autonomo, con propri ufficiali, operai e contadini che si erano guadagnati i gradi e la fiducia dei loro compagni attraverso la dura lotta sulle montagne nell’estate.

Avevamo finalmente ottenuto quanto ci era stato negato prima e il rischio corso dal gruppo, quindi, non era stato vano. Era valso a fare cambiare opinione ai comandi alleati, l’opinione che i partigiani fossero un’accozzaglia disordinata di gente senza guida e senza idee. Venne così il rispetto, la stima e la piena considerazione dell’importanza della nostra partecipazione alla guerra di liberazione.

Autore: Comandante Lupo

Ho ricercato e raccolto storie di vita, di guerra, di resistenza. Ne ho pubblicate, altre sono ancora da scrivere. Sono sempre alla ricerca di nuove storie se vuoi aiutarmi nella ricerca contattami.

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