Giovanni Cerbai (Nome di battaglia Giannetto)


Nasce il 10 settembre 1912 a Camugnano. Emigra in Corsica insieme ai suoi familiari.

Diventa membro del Partito Comunista Italiano. Nell’ottobre del 1936 insieme a un numeroso gruppo di antifascisti parte per la Spagna. Combatte nella brigata Garibaldi. Partecipa a numerosissimi combattimenti col grado di sergente. Viene ferito il 16 giugno 1937 a Huesca. Guarito ritorna al fronte. Lascia la Spagna il 7 febbraio 1939. Viene internato nei campi di concentramento di Saint-Cyprien, di Curs e di Vernett dʼAriège. Dopo lʼoccupazione tedesca della Francia fu trasferito in Italia e il 30 maggio 1941 condannato a 4 anni di confino e internato nellʼisola di Ventotene (LT).

Liberato nellʼagosto 1943, contribuisce alla riorganizzazione del Partito Comunista Italiano a Camugnano e alla formazione di nuclei partigiani.

Nella lotta di liberazione diventa vice comandante della 62a brigata Camicie rosse Garibaldi. A fine ottobre 1944, per ordine del CUMER, scese a Bologna con tutta la brigata e partecipò il 7 novembre 1944 assieme alla 7a brigata GAP Gianni Garibaldi alla battaglia di porta Lame. Arrestato il 4 dicembre 1944 nel corso di un rastrellamento e rinchiuso nel carcere di S. Giovanni in Monte, di lui non si hanno più notizie. Si presume che sia stato prelevato dal carcere il 10 febbraio 1945 e fucilato alle fosse di S. Ruffillo (Bologna).

Fu proposto dal CUMER per la medaglia dʼoro alla memoria.

Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.

Gli è stata conferita la medaglia dʼoro alla memoria con la seguente motivazione:

«Combattente di eccezionale entusiasmo e ardimento, entrato tra i primi nelle fila partigiane, dava costante prova, in un lungo ciclo operativo, di coraggio, capacità e valore, assumendo incarichi sempre più impegnativi e riuscendo a risolvere brillantemente difficili situazioni operative.

In occasione di un attacco in forze dellʼavversario contro la brigata ai suoi ordini, posti fuori combattimento quasi tutti i suoi uomini dopo furiosi scontri, continuava da solo, con leggendario eroismo, a fare fuoco, eliminando i nemici che tentavano lʼassalto e permettendo così lʼordinato sganciamento dei superstiti e lo sgombero di tutti i feriti. Arrestato e sottoposto a inumane sevizie, nulla rivelava che potesse tradire i suoi uomini e lʼorganizzazione partigiana, finché non veniva barbaramente trucidato dal nemico che ne occultava anche le spoglie. Nobile esempio di fierezza e amor di Patria».

Bologna, 8 settembre 1943-9 dicembre 1944.

Autore: Comandante Lupo

Ho ricercato e raccolto storie di vita, di guerra, di resistenza. Ne ho pubblicate, altre sono ancora da scrivere. Sono sempre alla ricerca di nuove storie se vuoi aiutarmi nella ricerca contattami.

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